Scienza incerta, popolo impaurito, politica cinica

  • Autore dell'articolo:
  • Categoria dell'articolo:POV

Ieri ho visto in rete la conferenza-stampa di Conte, e ho manifestato in un tweet il mio apprezzamento per una esposizione che mi è sembrata sufficientemente chiara e comprensibile. Sono stato bacchettato da un po’ di amici con la fissa del tifo politico, che tendono a valutare le cose sulla base delle loro simpatie. Allora. A me Conte, in generale, non piace. Non amo il suo parlare spesso bizantino, trovo discutibile il suo percorso politico a dir poco ondivago. E la sua indubbia vocazione al continuo rinvio, fino all’indecisionismo come regola, è molto lontana dal mio modo di vedere le cose. Ma ieri, forse per la prima volta dall’inizio dell’emergenza, ha azzeccato l’uscita sul piano comunicativo. Considerate le circostanze.

  1. Che vuol dire “considerate le circostanze”. Io resto più che critico su questioni di fondo: il sistema Italia non è stato capace di mettere insieme dei dati attendibili su quanto sta succedendo, non ha predisposto un percorso affidabile di tracciamento, test e trattamento della popolazione, finora tutti si sono mossi con la generosa approssimazione che nelle emergenze manifestiamo. Questi ritardi non li recupereremo, se è vero che partiranno dal 4 maggio limitate analisi a campione: ben poca roba. In sostanza abbiamo rinunciato ad una analisi sistemica della pandemia (e non siamo neppure i soli, perché anche altri paesi – Usa, Francia – come vedete si muovono a tentoni).
  2. Nell’incertezza più o meno generale sulle evoluzioni del Covid-19, la politica (questa è la sua principale responsabilità) ha messo paura al popolo, non lavorando sull’educazione, sulla consapevolezza, ma sul terrore del virus. Generando un consenso generalizzato e coatto, che dà ai decisori margini di manovra per operare nel tempo. Con una strategia?
  3. Dipende da cosa intendiamo per strategia. Per ora ci si affida alle prudentissime valutazioni della scienza, che è lontana dalla soluzione medica del problema, e alla risposta basica del distanziamento sociale, che dal 4 maggio allenteremo, ma cum grano salis, un poco alla volta, pronti a rinchiuderci nelle case se dovessero esserci recrudescenze. Una scelta empirica, pragmatica, che prevede un fastidioso, a volte arbitrario ma necessario bricolage delle riaperture e dei permessi.
  4. Certo, vorremmo un’altra strategia. Ci piacerebbe sapere con precisione quando riapriranno le imprese e le scuole, quando partiranno le infrastrutture, che posto avrà l’Italia nel mondo nuovo che si annuncia e tante altre belle cose. Ma questo – amici – non siamo in condizione di saperlo, per come le cose sono messe nel nostro paese. Inutile abbaiare alla luna.

Ecco, tutto ciò considerato, ieri Conte ha dipanato in maniera comprensibile e accettabile questa strategia basic, trovando delle buone chiavi comunicative (inizia la fase di convivenza con il virus; se ami l’Italia mantieni le distanze). Chi si aspettava che desse risposte che il sistema Italia non è strutturalmente in grado di dare, era ed è fuori strada. A chi dirà che queste mie sono valutazioni disincantate o ciniche, rispondo che il cinismo è componente essenziale dell’agire politico. Un’arte che Conte comincia ad apprendere piuttosto bene.