Attenzione: non si regge più. Non è questione se aprire prima le fabbriche o i negozi, le scuole o i parchi. Non è questione di tamponi, tracciamenti e valore del R0. O di conflitti tra Stato e regioni, di decreti illeggibili, divieti incomprensibili. E tantomeno è questione di tensioni politiche, in verità – al momento – più inutili che dannose.
E’ che questo insieme confuso e contraddittorio del mondo esterno penetra nell’universo concentrazionario delle nostre quarantene quando si sono ormai esaurite le scorte di resistenza: finiti gli appelli, le canzoni e le lacrime per gli eroi; prosciugati gli ultimi tentativi razionali di raccapezzarsi tra numeri e proiezioni che non stanno in piedi; elaborate le più variopinte strategie di contrasto al virus, banalmente tradotte in ordinarie risposte casalinghe alla noia.
Stiamo arrivando nudi alla meta, posto che il 4 maggio sia effettivamente l’inizio della liberazione. E dovremo fare subito leva sulle prime boccate d’aria per ricaricare le batterie. Sarebbe un peccato sprecare l’esperienza umana (professionale, relazionale, affettiva) comunque accumulata in due mesi, consegnandoci passivamente alla sfiducia, al rancore o alla rabbia.