Moriremo meloniani?

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No, nel 2023 non riuscirete a farmi diventare meloniano. Ma giusto perché ho delle convinzioni piuttosto salde sui temi di fondo, quelli veri. Mi ritengo un cittadino del mondo, del tutto immerso (come chiunque, nessuno escluso) nella vita globale, e nutro un ovvio fastidio verso le ipocrite e pelose narrazioni sovraniste. Sono tout court un cultore del mercato, generatore di crescita e unico termometro accettabile della vitalità di una società, mentre ogni forma di assistenza finge di combattere le disuguaglianze ma in realtà deprime gli animal spirits, soli fattori che garantiscono sviluppo, mobilità sociale e evoluzione della specie. Sui cosiddetti “valori” ho opinioni variegate e mobili, e non ne custodisco nessuno come principio sacro e inviolabile. E così via. Ho quindi sufficienti anticorpi – oltre all’obbligato disincanto dell’esperienza – che mi tengono distante dalle schiere degli adulatores dei nuovi governanti. (Di cui – devo dire – neppure temo i periodici rigurgiti identitari, che a volte fanno cadere le braccia, più spesso fanno solo sorridere). Per cui, anche nel 2023, resterò in attesa – temo illusoriamente – che si faccia viva l’Araba Fenice dell’innovazione e della modernizzazione del paese.

E però, cari politici oggi all’opposizione, sappiate che, se dipendesse dai vostri comportamenti, ci sarebbe da correre dalle parti di via della Scrofa e arruolarsi con entusiasmo nell’esercito regolare di Giorgia. Perché? Perché le state sbagliando tutte.

Avete appena finito di fare una finta guerra alla legge di bilancio 2023 – messa su in qualche settimana e con pochi spiccioli da destinare a qualcosa che non fosse l’emergenza energetica – come se si trattasse dell’annuncio dell’Apocalisse, l’inizio della ricaduta nel baratro. Mentre il suo impianto è invece blandamente draghiano, finanche con qualche inatteso, piccolo atto di coraggio (un minimo giro di vite sul RdC, qualche segnale di allentamento della sciagurata politica dei bonus) che lo stesso Draghi non si sarebbe potuto consentire per mancanza di una maggioranza politica a sostegno. Una manovra ordinaria, sbiadita, timida – se proprio vogliamo usare degli aggettivi –  che tutti voi avete attaccato recitando stanche geremiadi. 

Capisco che a farlo sia stato Conte, l’unico che ha da guadagnarci a usare parole forti per quanto vacue. Il suo cinismo immorale ha l’unico, esplicito obiettivo di ri-prendere per il culo una certa quota di italiani. Ci sta riuscendo, mostrando estrema spregiudicatezza e scaltrezza politica, mettendo alle corde l’esangue Pd e conquistando fette di ex-elettori di sinistra attratti sempre e solo dal richiamo di ogni possibile foresta popolata di millenarismi e nuovi modelli di sviluppo, complottismi e invidie sociali.

Capisco meno il Pd, che lo insegue sul suo terreno, nell’illusione di potere evitare ulteriori emorragie. Se in parte ci riuscirà con il congresso, sarà solo perché la sua armata di potere, fatta di amministratori locali e burocrazie del deep-state, non può sgretolarsi di punto in bianco (forse), e troverà una temporanea linea di resistenza nella dignitosa gestione di Bonaccini (a meno che, per disperazione, non optino per un ennesimo make-up con la Schlein). In ogni caso, sempre senza un solo straccio di idea che sorregga una o l’altra scelta.

Ma chi non capisco del tutto, confesso, sono coloro cui pure vanno le mie vaghe simpatie politiche. I dioscuri centristi avrebbero potuto declinare i primi passi della loro opposizione con minore vis propagandistica, con un di più di solide e serene proposte, invece che tornare nostalgicamente sul passato che non torna o almanaccare sulla data di scadenza dell’attuale governo (sei mesi, diceva Calenda, che ora però sembra optare per una legislatura intera, mentre Renzi dà appuntamento al 2024 come data fatidica non si sa di che…). Confusione grave, che riflette i difetti strutturali della creatura in gestazione, che sta per nascere con il corpo di un Frankenstein assemblato nelle periferie con apparati di seconda o terza fascia, e due teste che guardano in direzioni opposte, una ossessionata dall’immediatezza del presentismo, l’altra occupata solo a guadagnare tempo, nella fatalistica attesa che torni un nuovo magic moment.

Questo è il quadro che si presenta in queste prime ore dell’anno, cari amici. Voi potete consolarvi ricordando i problemi della Meloni, che deve parare i colpi di un Salvini non rassegnato al suo declino (così come al declino non si rassegna Berlusconi, of course), che deve correggere le uscite bizzarre o inappropriate di alcuni ministri, e nel contempo deve mandare avanti la baracca Italia con le sue cento emergenze. 

Ma le vostre spine sono ben più dolorose, e – come spesso fa la politica – le state affrontando rimuovendone l’esistenza, non incidendo le ferite. Già solo per questo, bisognerebbe unicamente dire “brava Giorgia, vai avanti così”, e fottersene di tutti voi. E invece, nel mio piccolissimo, continuerò a guardare con umana simpatia e considerazione una giovane donna che per ora vi sta mettendo tutti in riga, mi auguro che faccia le cose per bene nel 2023 e oltre, perché così le cose andranno bene per tutti. Ma continuerò a sperare che si faccia opposizione, purché con argomenti solidi e parole nuove. Altrimenti – per mutuare un’antica espressione di successo – voi finirete per morire meloniani. Mentre io continuerò a sperare improbabilmente nell’Araba Fenice, sempre rompendovi un po’ le scatole. Auguri.

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  1. GIOVANNI DANNA

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  2. GIOVANNI DANNA

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  3. Massimo Ricciuti

    Puntualissimo e pienamente condivisibile. Credo, tra l’altro, che il PD in un senso (Bonaccini) o nell’altro (Schlein) sia ormai preda del suo “Fatal Flaw”. Il punto è far maturare il duo che costituirebbe la “federazione” centrista includendo la “Costituente Liberale” e aprendosi anche a altri soggetti e culture riformiste (+Europa e parte del PD)… Ma occorrerebbe generosità politica e bisogna staccare il cellulare a Calenda…altrimento sì che moriremo meloniani…

  4. Massimo Ricciuti

    Puntualissimo e pienamente condivisibile. Credo, tra l’altro, che il PD in un senso (Bonaccini) o nell’altro (Schlein) sia ormai preda del suo “Fatal Flaw”. Il punto è far maturare il duo che costituirebbe la “federazione” centrista includendo la “Costituente Liberale” e aprendosi anche a altri soggetti e culture riformiste (+Europa e parte del PD)… Ma occorrerebbe generosità politica e bisogna staccare il cellulare a Calenda…altrimento sì che moriremo meloniani…

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