C’è una città nel mondo che ha più vincoli che vicoli, pur avendo un centro storico pieno zeppo di di viuzze strette e corte, antiche e cieche: vicoli, appunto. Ma i vincoli sono più dei vicoli. Viene vincolato un piccolo archetto (borbonico, dicono… per quanto pensi male degli antichi regnanti di questa città, realizzavano opere migliori) che serviva a coprire una fogna che finiva in mare. Viene vincolato un palazzo che ospita un cinema che non sta sul mercato; non può cambiare destinazione d’uso, dovrà ospitare in futuro ancora non chiarite “attività culturali”. Vengono vincolati palazzi storici e meno storici, che, in quanto vincolati, restano tranquillamente nell’abbandono. Sono vincolati grandi e piccoli scavi, spesso adibiti a discariche (come accade in una piazza che porta il nome di un celebrato compositore catanese). Sono vincolati angoli di strade, pavimentazioni sconnesse, muri sbrecciati. La notizia del giorno è che verrà vincolata un’altra bella stradina del centro, una volta sede di librerie e pizzerie, dove c’è un altro arco che da venti anni attende un restauro.
Non continuo nell’elenco, ma provate a girare in questa città facendo un gioco. Se vedete in giro qualcosa che vi sembra che stia in piedi, che resiste all’usura del tempo, che insomma funzioni, state certi che non si tratterà di nulla di “vincolato”, ma di un bene, un palazzo, finanche un’aiuola in qualche caso, che qualche privato ha deciso di mantenere in vita, di custodire e abbellire. Mentre laddove incrociate impalcature arrugginite e cartelli intimidatori, potete essere certi che si tratta di qualcosa di vincolato, di un bene che – in un modo o nell’altro – dipende dall’intervento richiesto, sperato e disatteso dell’autorità pubblica che decide di vincolare. Naturalmente sempre tra le urla di gioia dei benpensanti di questa povera città, e in particolare dei suoi intellettuali che, non sapendo bene cosa dire o fare, per prima cosa dichiarano ”vincolare, vincolare, vincolare!”. Vincolare. Portare, in sintesi, a morte sicura una città, che per vivere avrebbe bisogno di essere svincolata. Da burocrazia e intellettuali, da giornali lagnosi e amministratori accondiscendenti.