Ricapitoliamo rapidamente. Viene proposto un cambio di governance della Fondazione del Teatro di Roma da parte dei consiglieri nominati dal governo nazionale (di destra) e dalla regione Lazio (di destra), nella persona di Luca De Fusco, un professionista del mondo del teatro (non di destra) che ha diretto lo Stabile del Veneto, lo Stabile di Napoli, lo Stabile di Catania, oltre ad aver firmato per anni regie di opere liriche e teatrali con la partecipazione di artisti prestigiosissimi.
La nomina suscita l’indignazione di attori che firmano petizioni in nome della salvezza della libertà di espressione e della civiltà, di giornali che titolano sull’assalto della destra al mondo della cultura, e provoca la reazione del Comune di Roma (di sinistra), socio di minoranza, che ventila l’uscita dalla Fondazione dei teatri di sua proprietà (l’Argentina e altri).
Seguono giorni di polemiche sulla fondatezza giuridica della nomina e di ricorsi minacciati. Infine, ora pare che si stia per trovare un accordo. Invece di un solo nominato, un direttore generale, ve ne saranno due: un manager organizzativo e un direttore artistico. Una piccola, miserevole spartizione, con il sindaco Gualtieri che ha lo stomaco di sottolineare: “In ogni caso ci tengo a far sapere che questa non è una spartizione tra partiti”.
Fine della storia triste, con una sola domanda, ma vera. Detto che la vicenda testimonia della solita, insopportabile invadenza dei partiti e della politica in sfere che non dovrebbero essere di loro competenza (e questo vale per tutti), ma in definitiva chi pensate che ci rimetta di più? La destra che ha scelto comunque un professionista apprezzato per dirigere il Teatro di Roma? Oppure la sinistra che, dopo aver minacciato fuoco e fiamme per una nomina che avrebbe minacciato la libertà e offeso la cultura, si riaccuccia buona buona, giusto perché ottiene un suo strapuntino? A voi la risposta.