Vincenzo Maria Siniscalchi

L’unico mio rammarico è stato avere conosciuto tardi Vincenzo Siniscalchi, perdendomi tanto, troppo. Negli anni ’80 lo avvicinavo con timore reverenziale, quando in corteo deferente con altri funzionari di partito andavo a cercarlo per avere l’onore di una sua presenza nelle nostre liste. Il lunghissimo corteggiamento finì nel 1995 con la sua candidatura; e noi, che straparlavamo di popolo e di masse, capimmo, vedendolo in azione, che cosa voleva dire essere conosciuti, apprezzati, amati dalla gente, come era possibile essere popolari senza mai essere sfiorati dalla demagogia o dalla supponenza, che cosa significava ammaliare chiunque con discorsi colti, appassionati, ironici.

Per mia grandissima fortuna da quella prima campagna elettorale diventai amico di Vincenzo, frequentandolo a Roma, a Napoli, a Capri, a Armentarola, in barca, in lunghe camminate, finanche in un Capodanno che trascorremmo a Berlino con lui e la sua amata, esplosiva, fiera Marinella. E ora, ripercorrendo le tappe della nostra amicizia, vengono in mente a Mikla e a me decine di ricordi e aneddoti pieni solo di gioia, riflessioni acute, umorismo sottile e citazioni erudite. Dalla sua inesauribile, magica cornucopia, l’avvocato Siniscalchi tirava sempre fuori qualche racconto saliente: si parlasse di politica, di cinema, di calcio. Meno, quasi per niente parlava di diritto o di processi, di cui era ineguagliabile maestro e protagonista: sulle sue attività di lavoro custodiva in privato un riserbo professionale assoluto, rispettoso, finanche un po’ geloso.

Ora direte che sono matto, ma mi viene da pensare a che cosa accadrà a Napoli per l’ultimo saluto a Vincenzo. Dove si potranno contenere quelli che l’hanno amato? Quanti operatori del diritto, professionisti del cinema, del teatro e dello spettacolo, giornalisti e intellettuali, gente di sport e di calcio, commercianti e lavoratori, quanti tassisti (non ne esiste uno che non lo adorasse, facevano a gara per prendere una corsa con lui, e vi assicuro che non sto esagerando), insomma in quanti saremo lì a omaggiarlo? Sarà banale dirlo, ma saremo in tanti ai suoi funerali, salutandolo per l’ultima volta, e misureremo la grande fortuna che abbiamo avuto: poter essere testimoni e partecipi della sua vita generosa, piena, ricca. E questo sarà l’ultimo regalo che Vincenzo ci farà.