Daniel Kahneman

La morte di Daniel Kahneman mi colpisce in maniera assai profonda. Non prendetemi per matto, la sento come la scomparsa di una persona di famiglia, anche se ho conosciuto questo psicologo israeliano solo attraverso i suoi libri, e solo da meno di quindici anni. Ma, da quando l’ho scoperto, Kahneman ha completamente riorientato il mio approccio alle piccole tematiche che maneggio, quelle della comunicazione, perché mi ha fatto vedere sotto una luce totalmente diversa le ragioni che spingono gli esseri umani a comportarsi in determinati modi e non in altri, e che richiedono di conseguenza determinate risposte comunicative e non altre. Non sono stato certo l’unico a scoprirlo: da quando, nel 2013, è apparso in Italia il suo “Pensieri lenti e veloci”, anche altri comunicatori hanno cominciato a frequentare le due paroline magiche “euristiche” e “bias” fino a farle diventare di uso comune, nei convegni specialistici sono entrati di prepotenza i riferimenti a “fallacie” di varia natura, insomma mondi diversi hanno cominciato a interrogarsi su come, perché e su quali presupposti gli esseri umani prendono “decisioni in condizioni di incertezza”. Sono gli studi che hanno fatto meritare allo psicologo Kahneman, nel 2002, il premio Nobel per l’economia “per avere integrato risultati della ricerca psicologica nella scienza economica”, ribaltando le teorie economiche tradizionali, secondo le quali i processi decisionali umani si svolgono su basi razionali. Con i suoi esperimenti Kahneman ha dimostrato invece il carattere largamente irrazionale delle decisioni che tutti noi prendiamo quotidianamente in ogni ambito, legate appunto a euristiche e bias. Capite bene quali conseguenze questo approccio può avere, applicato all’economia, alla finanza, alle scienze sociali, ma anche alla politica, oltre che, ovviamente, alla comunicazione. Per questo mi sento di dire che è morta una persona assolutamente speciale, ancora intellettualmente vivacissima, che qualche anno fa aveva scritto con Cass Sunstein “Rumore”, altro libro di grande importanza sulle dinamiche della società in cui viviamo, segnata da un grande “rumore” di fondo, nella quale è molto difficile decifrare i “segnali” veri: una tematica che ci assale ogni giorno di più. Gente così non dovrebbe lasciarci. Ma accade, e questo è.