Pensieri in libertà

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Chiedo scusa per la devastante sbrodolata che sto per rifilarvi, causa l’assenza delle partite (così m’è venuta di getto, che volete fa’…). 

  1. Che governo nascerà non è chiaro al momento, ma il primo tempo (l’elezione dei Presidenti delle Camere) dice che la partita se la giocheranno Di Maio e Salvini, i due mezzi vincitori del 4 marzo. Ed è probabile, a mio avviso, che un governo insieme lo facciano, sia pure sotto mentite spoglie, magari ricorrendo a formule inedite che garantiscano ad entrambi una tenuta delle loro constituencies. E’ abbastanza naturale che finisca così, per il semplice motivo che i due mondi hanno ampie basi culturali in comune (pulsioni anticasta e antiestablishment, protezionismo, sovranismo, securitarismo, antipatia per l’Europa, insomma molti degli ingredienti del brodo populista del tempo), hanno due leader riconosciuti e mediaticamente in ascesa, che – aspetto importante – al momento possono non confliggere tra loro: uno è insediato al Nord, l’altro al Sud, uno deve concludere la conquista del centrodestra, l’altro ha bisogno di completare il processo di legittimazione come capo della prima forza del Paese. Insomma, se saranno sufficientemente accorti e lungimiranti, i due procederanno insieme per un po’. Poi si vedrà cosa combineranno al governo, che programma metteranno su, se avranno la forza di andare allo show down della riforma della legge elettorale per tornare al voto e fare bottino pieno, o se dovranno acconciarsi a vivacchiare. Ma questa è un’altra storia.
  2. Resta il fatto che i due sono i soli ad essere abilitati a fare politica. Per gli altri, nello schema attuale, è possibile solo un gioco di resistenza. Non c’è campo di gioco né per Forza Italia né per il Pd, se escludiamo manovre di piccolissimo cabotaggio, posti da presidiare nelle seconde file per pretoriani e capicorrente. Entrambi i partiti sembrano avere il destino segnato, non avendo alcuna progettualità e nessun leader spendibile (dati innegabili, oggettivi, al momento). A meno che…
  3. A meno che non si pensi – e presto – al campo degli sconfitti come ad un solo campo. Il campo – come dice Panebianco – della società aperta vs. la società chiusa. Il campo globale del mercato, della competizione, dell’Europa, della modernità. Il campo  moderato e riformista di chi non nega che la straordinaria rivoluzione che stiamo vivendo abbia prodotto da queste parti nuove disuguaglianze e insicurezze, ma ritiene che vadano affrontate con nuove politiche, non con vecchi strumenti assistenziali e redistributivi. Che possono servire – per un’emergenza che può anche durare – ma solo in un quadro generale che esalti il merito, la concorrenza e quel mercato che in Italia continua a mancare (perché le litanie sulla globalizzazione neoliberista possono avere un senso a Singapore, non nel paese delle mille corporazioni e degli scioperi dei trasporti ogni venerdì che dio manda in terra). C’è qualcuno che vuole prenderla nelle mani, questa bandiera? Sarà pure minoritario – non so se è così, nel caso comunque ce ne faremo una ragione – questo campo della società aperta, ma io vorrei vederlo finalmente in azione (in marcia), senza equivoci, strizzatine d’occhio e ambiguità.
  4. La principale delle quali, come è evidente, sopravvive nella cosiddetta sinistra, o in quel mondo che ancora oggi si autopercepisce, si nomina e si interpreta come di sinistra. Qui non parlo, come è ovvio, dei residuati bellici che fondano periodicamente partitini per salvare apparati e piccole carriere, ma del Pd. Erede politico di due storie finite: una delle quali (quella democristiana), conclusa per mano giudiziaria, ha trasferito nel Pd terze e quarte file di dignitosi burocrati, dotati di una buona cultura di governo ma privi di qualunque slancio progettuale; mentre l’altra (quella comunista) non ha mai abbandonato l’idea di avere ragione a prescindere, pur essendo stata definitivamente archiviata dalla storia. Il risultato di quello che uno chiamò l’amalgama mal riuscito, è stato un partito che non è mai riuscito a darsi compiutamente un nuovo profilo, da una parte perché costantemente occupato a preservare posizioni di potere per apparati stanchi, dall’altra impegnato a rassicurare e blandire un immaginario collettivo fatto di parole d’ordine, richiami mitologici, luoghi comuni, sentimenti e pulsioni provenienti dalla storia (ingombrante e conclusa) della sinistra del Novecento. Questo percorso è arrivato al capolinea (come è arrivata al capolinea una stagione di governo del centrosinistra durata 15 dei 24 anni della cosiddetta seconda Repubblica) a meno che il Pd non si liberi radicalmente del tasso pesante di ideologia morta che si porta dietro e non produca una totale rigenerazione delle sue classi dirigenti. Ma, arrivati a questo punto, meglio impegnarsi a costruire altro piuttosto che tentare di rianimare un corpaccione ormai andato.
  5. Poi c’è quello che resta di Forza Italia. Dell’elettorato intendo, i cui valori stanno pienamente, a mio avviso, nel campo della società aperta. Poi ci sono i tanti senza casa. Ci sono le persone normali, che ritengono che i fondamentali delle società in cui viviamo siano accettabili, che non vogliono scossoni ma riforme, miglioramenti, che sanno quanto sia difficile governare il mondo contemporaneo e che non ci sono alternative alla ricerca faticosa di soluzioni mediane e di compromesso.
  6. Insomma, sarò un illuso, ma penso ci sia un sacco di gente disponibile a prendere seriamente in considerazione un progetto politico nuovo (e una nuova forma-partito, rimando alle follie che ho sostenuto sul partito/blockchain). Anche se è chiaro che c’è un bel problema al momento non solo non risolto, ma di cui neppure si intravede una possibile soluzione. Posto che vi sia una base politico-culturale per questo campo della società aperta, chi può guidarlo? Nessuno venga a dire la sciocchezza del “prima i programmi”. Oggi più che mai – ma è sempre stato così – sono i leader a dare vita alle cose. E ce n’è uno che è stato protagonista dell’ultimo quinquennio italiano, che ha incarnato per molti una speranza molto vicina agli obiettivi di cui sopra, ma che ha perso malamente la sua partita in due tempi: il 4 marzo 2018 dopo il 4 dicembre 2016.
  7. Intanto dico la mia con nettezza su un punto: Matteo Renzi ha avuto finora infinitamente più meriti che demeriti. Lo si capirà quando, depositata la polvere – che dico la polvere, la lava dell’eruzione che lo ha sommerso – si prenderà in esame con freddezza il suo tragitto, e si scoprirà che – in un paese alla deriva, a capo di un partito esangue, con un Parlamento non suo – Renzi non solo ha fatto molto per l’Italia, ma ha anche – come si diceva una volta – scosso l’albero i cui frutti sono stati raccolti da Salvini e Di Maio. Semplicemente perché non ha potuto fare solo il gioco della rottamazione, ma si è fatto carico del governo, come fa un politico responsabile, che non pensa solo alle proprie (legittime) ambizioni. Onore al merito. Poi ci sono gli errori che ha commesso (e vorrei vedere… se non li avesse commessi mo’ non sarebbe combinato così). Ma nessuno mi rompe i coglioni – ve lo dico con franchezza – quanto quelli che ripetono le geremiadi ottuse del brutto carattere e del provincialismo, dell’errore del Nazareno o di quello del referendum. Commenti da bar Sport. Il punto è un altro, e solo un altro.
  8. Matteo Renzi potrà tornare ad avere un ruolo da protagonista (non che a me interessi lui: a me interessa trovare un leader per il futuro, e allo stato non ne vedo altri, per questo ne parlo), solo se ripartirà non dalla politica ma da sé stesso. Il suo impatto dirompente dentro l’asfittico sistema italiano ha attivato prima grandissime aspettative e poi altrettanto grandi delusioni. Si sono sommate le difficoltà di conciliare governo e cambiamento, lo stato del paese e del partito, l’invidia sociale scatenata nei confronti di un gruppo di quarantenni ambiziosi e provinciali, gli errori, gli atteggiamenti personali etc… Per questo insieme di ragioni, il punto per lui ora non è azzeccare qualche mossa, ma rigenerarsi, ripartire da zero. Magari il suo problema fosse politico, il suo problema è di carattere psicologico. Quindi più grave, forse non risolvibile. Lo dico perché, dopo le botte prese, Renzi continua a far finta di niente. Difficile dire quanto possono dare fastidio in questi giorni le sue risatine in Senato, le battute scanzonate e leggere, il ribadire quanto sta bene mo’ che può giocare a tennis e cazzate simili. Chi ha creduto in Renzi ora vorrebbe vederlo soffrire, lo vorrebbe vedere consapevole della responsabilità di avere oggettivamente portato a sbattere un mare di gente che gli era andato dietro. E’ chiaro che lui dentro questa sofferenza ce l’ha, e si può intuire quanto gli pesi dover mantenere la posa da bullo sempre sicuro di sé invece che abbandonarsi sulle spalle di qualcuno e piangere a calde lacrime. Ma deve farlo, prima o poi. Solo allora, diventato finalmente grande, potrà rimettersi in moto, elaborare pensieri, trovare nuove parole, nuovi strumenti.
  9. Se lo farà, tornerà il leader che è, in potenza. Non ce la farà? Ne troveremo un altro. I vuoti politici si riempiono.

E questo è tutto. Con una medaglia per chi è arrivato fino alla fine…

Questo articolo ha 24 commenti

  1. Antonio Pisanelli

    Analisi essenziale.
    Gli obiettivi indicati si possono raggiungere con un nuovo soggetto politico sul modello francese di Macron?
    Cordiali saluti

  2. Manuela MagnNi

    Scusi ma non puó aiutare Renzi, fargli da coach? Condivido pienamente è la sofferenza di Renzi è anche la mia sofferenza. Ci provi, ma vi parlate lei è Renzi?

  3. Andrea

    Grazie Claudio,
    la penso esattamente come te e credo che non siamo neanche pochi come giustamente sostieni.
    Certo che le cazzate del tennis e della famiglia sono più gravi della sconfitta in se…temo dovremmo trovarne un altro. Ma dove?

  4. Giuseppe ravera

    Imbarazzante condivido tutto dalla prima all’ultima parola

  5. Claudio

    Condivido quasi tutto
    Serve il coraggio di rompere completamente con il passato,proporre nuovi schemi;è semplice a dirsi,difficilissimo a farsi,soprattutto a breve,perché gli spazi politici e sociali sono quasi del tutto occupati.
    Claudio Sibilio

  6. europerozzi

    Nord leghista e sud assistenzialisti si sono saldati su un problema aggettivo: l’immigrazione viene percepita come concorrente. Serve una alternativa politica credibile e completa.

  7. giuseppe cherubini

    Analisi gradevole ma che nn tiene in debito conto l’animo toscano…prima ancora che italico 😉 cordialità

  8. Edoardo

    Sono fra quelli che è arrivato fino in fondo al tuo post.
    Lo condivido in pieno salvo il ripartire daccapo: si può andare avanti col Pd ed anche con Renzi( se non se ne trova un altro). Diamogli tempo al “bullo” perché la botta avrebbe abbattuto un elefante.
    Io credo nella sua intelligenza: capirà e batterà un colpo, di quelli che si sentiranno!
    Grazie.

  9. massimo magnani

    Bravo, Velardi, ti stimo!
    Riconoscere, poi, i meriti di un Renzi ormai sconfitto e nella polvere, rende il tuo giudizio ancora più degno di rispetto.
    Per il resto, speriamo che Renzi, ti legga con la stessa mia attenzione.
    BRAVO!!!

  10. paolofederici

    Chissà perché mi viene in mente Concinnato (eppure ne sono passati di anni dai tempi del liceo… ma la storia viconiamente si ripete!)

  11. Giuseppe Rondinone

    Doveroso arrivare alla fine, non c’è bisogno di medaglie.
    Il contenuto del Velardiano pensiero è il mio già da anni.
    Il riferimento a Panebianco è un illuminante auspicio.

  12. Champ

    L’ha ribloggato su Champ's Versione ha commentato:
    Interessante analisi complementare in parte a quello che scrivevo questa mattina. Da leggere

  13. Giuseppe Trevisani

    CLAUDIO, sei grande!
    A noi renziani non rimane che aspettare, sparita dare retta, ne alla Mancina ne alla Cirinna’, e altri deccaballe, convinti/e che il temporale del 5 marzo abbia lavato l’aria e fatta precipitate la polvere.
    In questi giorni che precedono, il momento della verità, l’asemblea nazionale ci dirà se al nostro leader “Matteo Renzi” sono rimasti gli attributi per ripartire da zero, non fuori dal PD ma nel PD dove era leader, messo in discussione solo da chi le palle proprio non le ha, e leader ancora é che, con il nostro appoggio saprà ridare la speranza al paese.
    Se pero’ i suoi freni inibitori avranno il sopravento, addio speranza.

  14. Cesare Avenia

    Condivido tutto. Mi devo preoccupare?

  15. Caro Velardi in Italia non abbiamo un sistema elettorale che permetterebbe di avere anche noi un #Macron . Purtroppo!

  16. Giuseppe

    Sempre piacevole leggere i commenti di Velardi , leggeri nella forma ma pesanti nei contenuti .
    Condivido tutto al 100%, tranne il fatto che ci faremo un altro leader … è vero che i vuoti politici si riempiono, ma bisogna vedere con chi .. ci sono leader e leader … capacità diverse , idee : e Renzi ha dimostrato di avere grandi capacità ed idee, rialzando l’italia da una situazione di prostrazione sociale ed economica gravissima che evidentemente pochi ricordano, visti i risultati elettorali .
    La vera domanda tuttavia è: Renzi potrà scrollarsi la polvere , pardon, la lava da dentro un partito che discute più dei suoi leader interni che dei suoi avversari politici ?
    Non sarebbe molto più efficace se potesse lavorare in un partito o un movimento nuovo ? Un movimento fatto dalle tante persone e dai tanti politici che ne riconoscono la leadership e dove finalmente potrebbe lavorare seguendo le sue idee e con la sua stratordinaria energia e capacità

  17. Valerio Fiandra

    molto d’accordo. giusta l’annotazione sulla toscanità. giusto il suggerimento to coach Renzi.

    ( wake me when the Renzi’s series of 4 ends )

  18. Valerio Fiandra

    addendum: Calenda is FIT or not ? ( grazie )

  19. Giampiero

    Stupenda analisi ! Una buona direttrice da seguire , su cui lavorare.
    Vi è molto spazio da conquistare anche dell’elettorato. Grazie Velardi

  20. Mario Sarti

    Ma se Renzi vuole veramente bene al’Italia, deve portare avanti l’idea sel socialismo progressista, lasciato, per far contenti, gli ex democristiani, si é schiacciato in un mondo troppo occupato da altri, quello della destra, perdendo il confronto con un popolo,stanco sfiduciato, che ha preferito, accettare le promesse di Di Maio.

  21. guido

    condivido al 100% e credo che la lettura di queste tue riflessioni abbia aperto il cuore a tanti di noi che hanno sostenuto Renzi per la sua volontà di trascinare il paese fuori dalle paludi del consociativismo e della nostalgia del passato (uno qualunque) per traghettarla nel mondo dele democrazie occidentali social-liberali che ci circonda e … funziona. Sarebbe bello che il PD diventasse il collettore di questa spinta modernizzante ed innovativa liberandosi dei suoi conflitti di interesse e della sua zavorra ideologica vecchio stile.

  22. Carlo Giacobbe

    Caro Claudio, non solo non pretendo la medaglia, ma ho riletto, con la strana impressione di essere d’accordo con i due assunti principali delle tue tesi, ma di interpretarle in modo molto diverso. Sulla prima sono d’accordo che avrà senso una forza progressista se avrà come riferimento la società aperta, anche nel modo in cui l’hai descritta,ma non credo che i principali interlocutori li trovi nell’area sociale e culturale di Forza Italia, quanto in chi ha reagito, per delusione sulla unilateralità della società aperta “finora realizzata”, con il voto a 5 Stelle e in parte anche alla Lega. Concordo anche sulla necessità di una leadership, ma ho molti dubbi che possa essere ricercata nel “modello Renzi”, almeno finché tutti noi e non solo chi gli è più vicino avremo riflettuto su questo punto: i corpi intermedi, associativi o istituzionali, sono spesso fattore di ostacolo per innovazioni radicali, che non possono mai riguardare solo gli altri ma anche il nostro campo. Però se vuoi forzare, finisci spesso ad illuderti che la strada sia il cesarismo (il limite di Renzi è questo piuttosto che il populismo). Su questo si è impantanato più di un tentativo riformista. Inoltre penso, illudendomi forse, che la caratteristica della futura anche se non probabile leadership sia l’essere federativa di una pluralità di forze. Un abbraccio

  23. runghy

    Spero che Renzi legga questa ottima costruzione politica da venire. Grazie ottimo Velardi e forza Matteo, fatti aiutare a realizzare questo progetto perché sono convinta che è anche la tua meta.

  24. Politica Semplice

    Analisi della situazione politica italiana e del campo moderato e riformista pienamente condivisa. Ma il trattamento riservato a Matteo Renzi dalla massa e dai mass media appare più inquietante, se messo in parallelo con l’odio sociale riversato, ormai un era fa, su Silvio Berlusconi. Il popolo sembra capace di sviluppare un’avversione nei confronti di un boy scout, anche maggiore rispetto a quella dimostrata nei confronti di un miliardario con “qualche” vizio e molte responsabilità politiche.

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