Nel deserto del bar cinese di viale Marconi, mi guardano come un eroe, mentre sorseggio il loro (buon) caffé. In metro, la gente si avvolge in sciarpe di lana, malgrado i 17 gradi di primavera anticipata; in ufficio, i superstiti della pantomima dell’emergenza trascorrono il loro tempo annullando riunioni, da ora a non si sa quando. E siamo a Roma, dove al momento non c’è traccia di virus, che non sia quello – eterno e invincibile – della stupidità.
Io direi che può bastare, cari italiani, smettiamola con questo teatro. Stiamo giocando tutti, irresponsabilmente, con il nostro futuro, mettendo a rischio la nostra economia e mandando al macero la nostra intelligenza, azzerando insieme al Pil il buonsenso e il ridicolo. Generando panico, creando notizie incontrollate e allarmismi sociali, favorendo speculazioni sui mercati e strumentalizzazioni politiche.
Che il coronavirus esista, è un fatto. Che sia stato una sciagura per una regione della Cina, è indiscutibile. Che si sia esteso altrove nel mondo, senza essere particolarmente letale, è un dato incontrovertibile. Che l’Italia sia un paese tra i più colpiti dal virus, è altrettanto certo, anche se, paradossalmente, il numero alto di contagiati potrebbe dipendere dal buon funzionamento del nostro sistema sanitario.
Quello che invece proprio non funziona, dalle nostre parti, è il senso della misura. I responsabili della cosa pubblica, a tutti i livelli, fanno a gara a chi è più netto negli annunci e draconiano nelle misure, salvo non fare niente per coordinarsi nell’azione, perché ognuno vuole stare in scena da protagonista. Il mondo scientifico è altrettanto diviso, per esigenze di visibilità, oltre che per obiettiva mancanza di conoscenza, allo stato, del nemico da combattere. Il giornalismo si esalta nell’orgia di notizie in arrivo, senza preoccuparsi di discernere quelle vere e verificate dalle tante finte, montate, inventate.
Mentre in fondo andrebbero dette poche e semplicissime cose, da parte dei decisori e degli influencer, siano essi politici, scienziati o giornalisti. Sappiamo poco di quello che sta succedendo, ognuno di noi sta facendo la sua parte per descrivere quello che accade, per scoprire antidoti al male, per mettere a punto le migliori risposte pratiche e organizzative. Voi, cari concittadini, sforzatevi di lavorare e di studiare, comportatevi da persone civili, siate consapevoli e solidali. E, tutti insieme, caliamo il sipario su questa grande, grottesca rappresentazione che abbiamo inscenato, continuando serenamente a vivere.
L’ha ripubblicato su MAPPE nelle POLITICHE SOCIALI e nei SERVIZI.
buongiorno,
questa mattina al risveglio il primo pensiero è stato che, va bene siamo in una situazione difficile,
va bene prendere tutte le cautele del caso ma se non reagiamo le conseguenze saranno ben peggiori.
Ho preso in prestito il titolo del suo post per farne uno sulla mia pagina linkedin.