A due giorni dall’attesa ripartenza, tocca parlare dell’eroe popolare di queste settimane di lotta e quarantena, Vincenzo De Luca. Un vecchio comunista – razza che, consentitemi, ho conosciuto bene – con una buona cultura classica di base e un insopprimibile fastidio verso ogni forma di sfuggente e libera modernità. Con una lunga esperienza di amministratore alle spalle, quindi in grado di leggere e decrittare le mille contorsioni delle norme all’italiana, ma capace di governare solo in maniera caporalesca, senza strutturare processi e farli procedere in autonomia, senza far crescere gli apparati che gestisce. Imbevuto della retorica del lavoro – lui stesso è un gran lavoratore – e misuratore delle prestazioni del mondo intorno a lui dall’alto della sua vita operosa e sacrificata. Personalmente onesto ma, in quanto indiscutibile e integerrimo portatore di giustizia e verità, erogatore legibus solutus dei molti soldi pubblici di cui dispone. Comunicatore sarcastico, violento, derisorio, sessista, sempre gratuitamente offensivo nei confronti del reprobo di turno: propagandista zdanoviano, non proprio uomo di sharing communication. In sintesi, un conservatore giacobino e illiberale – proprio come tanti che vengono dalla tradizione comunista – con un disprezzo di fondo e una profonda sfiducia nei confronti delle persone e di ogni forma di soggettività: sentimenti che il suo persistente ghigno esprime al meglio.
Per questo piace alla gggente. Ogni suddito è libero di riconoscere il suo vicino di casa – mai sé stesso – nell’esibita, continua derisione di De Luca verso i cafoni, gli incivili, gli scostumati, e verso ogni categoria di cittadini che non aderisca ai suoi diktat. E il suo continuo sbandierare come responsabili delle cose che non funzionano nemici sordidi e sfuggenti – vecchia tecnica da apparatchik – consente di giustificare e coprire una gestione della cosa pubblica che – per parlare di cose concrete – non ha determinato alcun cambiamento di sostanza nella regione che pure da cinque anni governa.
Nella pandemia le sue caratteristiche si sono esaltate. I quotidiani ordini da caserma, la colpevolizzazione di intere categorie, le dinamiche servili della comunicazione hanno fatto di De Luca l’eroe della lotta al nemico dei nemici, il Covid-19. Il resto della sua strapotenza lo fanno la pochezza dei suoi interlocutori governativi e dei suoi colleghi governatori, l’assenza di una qualsivoglia opposizione politica locale, una stampa asservita e da lui assoldata con varie prebende e, soprattutto, la totale inesistenza di una società civile degna di questo nome, in una città che – per usare il suo stesso linguaggio – ha consentito all’ennesimo cafone di turno di utilizzarla, felice solo di fare da pubblico plaudente alle sue grottesche, quotidiane intemerate.
Sei troppo duro nell’esasperare le negatività, forse dovresti approfondire di più la tua ultima frase: “città che – per usare il suo stesso linguaggio – ha consentito all’ennesimo cafone di turno di utilizzarla, felice solo di fare da pubblico plaudente alle sue grottesche, quotidiane intemerate.”
Buon we.
Nonostante la sua posizione intransigente in epoca di pandemia non si è impegnato granché per risolvere il gravissimo problema dello sversamento illecito di rifiuti e conseguentemente la piaga dei roghi tossici. Come mai?
Nonostante la sua posizione intransigente in epoca di pandemia non si è impegnato granché per risolvere il gravissimo problema dello sversamento illecito di rifiuti e conseguentemente la piaga dei roghi tossici. Come mai?