Mi viene da ridere quando li si descrive come perfidi Moloch, come luoghi oscuri dove si consumano indicibili crimini, e soprattutto quando vengono contrapposti alle persone, ai cittadini inermi che ne subirebbero le angherie, come sostengono proprio stamattina, ad esempio, la De Gregorio o la Spinelli.
I mercati finanziari invece siamo proprio noi, noi persone: con i nostri risparmi, i nostri problemi e le nostre aspettative. Siamo noi a crearli, a distruggerli e poi a ricrearli di nuovo, grazie ad altre persone che – per conto nostro – gestiscono i nostri soldi perché hanno la nostra fiducia. E che, a loro volta, collocano queste risorse aggregate in contenitori adeguati, facendone una sostanziosa massa da far girare per il mondo per accrescerne il valore e rimandare qualche soldo in più nelle nostre tasche (semplifico, naturalmente, ma è per capirci).
Come avvengono queste scelte, con quali criteri queste risorse vengono collocate? Cioè dove e perché si decide se investire su titoli in Germania o in Italia, o (è più o meno la stessa cosa) se mettere due spiccioli – poniamo – su un’azienda in California o su un Fondo sovrano in particolare? Ve lo dico subito. Leggete la nota qui di seguito:
Tre sono gli sviluppi importanti degli ultimi giorni:
I. Moody’s ha deciso di fare revisione dell’Italia per il downgrade del rating. Moody’s ha messo in evidenza l’assenza di spazio fiscale se si vuole evitare l’aumento del costo del finanziamento del debito pubblico. Se gli investitori ritengono che il downgrade ci sarà le pressioni sul mercato aumentano.
II. Il rifiuto del Presidente della Repubblica di un governo euro-scettico tranquillizza sul breve periodo ma non è garanzia che i) un futuro governo populista non diventi più aggressivo nelle sue posizioni con il passare del tempo o ii) che la composizione del parlamento nel 2022 eviti l’elezione di un Presidente euro-scettico.
III. La lega e il Movimento hanno preferito abbandonare il tentativo di governo piuttosto che trovare un tono conciliatorio con l’UE. Questo è dovuto sia per evitare di governare con vincoli di bilancio sia alla necessità di continuare a corteggiare l’elettorato con piattaforme radicali, nonostante il tentativo del Movimento di cambiare tono negli ultimi mesi.
E’ quindi chiaro che ogni governo che si formi prima o dopo le possibili elezioni italiane, che spingerà per un confronto con l’Europa e per l’aumento significativo del deficit, vedrà aumentare lo spread. La domanda che rimane aperta è se tale ragionamento verrà accettato dai partiti anti-sistema.
E’ un’analisi di mercato (così viene chiamato il prodotto) fatta ieri da un’importante Banca di investimento e diffusa riservatamente – come si fa in genere – a diversi soggetti, istituzionali e non. In sostanza una specie di nota politica, con la quale si aggiornano periodicamente gli interlocutori sullo stato dell’arte in un determinato paese, che viene “attenzionato” (orribile espressione molto in voga) quando la situazione lo richiede (crisi politiche o sociali, eventi catastrofici, atti di terrorismo, etc…). Un lavoro – a volte anche ben pagato – generalmente svolto per conto del committente da lobbisti, giornalisti, ex-parlamentari, ritenuti meglio e più informati di altri sulle possibili evoluzioni di scenario. Valutazioni a volte effettivamente interessanti e/o inedite, molto spesso frutto di semplici copia-e-incolla fatti con ritagli dei giornali o cose masticate in Transatlantico. (Come le veline che i servizi fanno girare nei ministeri, spacciando per informazioni segretissime e riservate l’ultimo articolo di gossip uscito su Chi).
Non voglio deludervi, amici miei, ma quando i mercati si muovono, lo fanno sulla base di queste informazioni. Non leggete dunque mosse politiche in quello che fanno i mercati. Se proprio ci tenete, prendetevela con l’orrido circuito mediatico. Oltre che, naturalmente, con le cazzate che combinano i politici, che con la loro inconcludenza danno spago alla chiacchiera globale. E lasciate stare i mercati in pace.
L’ha ribloggato su Mediagears.
Promozionato è altrettanto brutto. Il resto lo sottoscrivo